Parere Prof. A. Peli

Prof. Angelo Peli
DVM, PhD Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna


Questo documento è messo a disposizione di tutti i cinofili da parte di: Associazione Tutela Allevamento e Addestramento Cinofilo Italiano

Il sottoscritto Prof. Angelo PELI, Dottore in Medicina Veterinaria, Dottore di Ricerca in normative dei Paesi della CEE relative al benessere e protezione animale, Diplomato all’European College of Animal Welfare & Behaviour, sub-speciality Animal Welfare Science, Ethics and Law, Docente di Medicina Legale Veterinaria, Legislazione Veterinaria, Protezione Animale e Deontologia presso L’Alma Mater Studiorum – Universita di Bologna, e’ stato incaricato da ATAACI – Associazione per la Tutela dell’Allevamento e dell’Addestramento Cinofilo Italiano, di formulare un parere in merito alla pericolosità dell’utilizzo del collare a scorrimento nel cane.

Al fine di trattare in maniera oggettiva e documentata l’argomento è stata fatta un’accurata ricerca bibliografica impiegando le più aggiornate e complete banche dati internazionali disponibili in campo medico veterinario e zootecnico che consentono di accedere agli articoli scientifici, ai libri, alle review e ad altre pubblicazioni edite in ambito internazionale dal dopoguerra ad oggi. Le fonti reperite sono state esaminate in maniera critica anche alla luce dell’esperienza professionale e del confronto con Colleghi specialisti in Ortopedia ed in Neurologia degli animali d’affezione.

Occorre subito precisare che, tenuto conto dell’ampiezza ed accuratezza della ricerca, risultati dell’indagine bibliografica sono stati relativamente poco numerosi e di modesto pregio sotto il profile editoriale/pubblicistico. In particolare, sono stati identificati circa una decina di articoli, alquanto risalenti, ascrivibili a segnalazioni di alcuni casi clinici connessi con l’impiego del collare a scorrimento, ed alcuni articoli, piu recenti, riguardanti studi di tipo comportamentale nel cane.

ll primo contributo in ordine cronologico e quello di Manus (1965) che riferisce di due casi di frattura dell’osso ioide in cani di razza Pastore tedesco in corso di addestramento militare nell’esercito USA. L’Autore mette in evidenza che, di norma, l’impiego del collare a scorrimento (“choke chain collar”) non causa problemi ma, se la procedura di contenimento dell’ animale e fatta in maniera scorretta, cioe sconsideratamente, come nei due casi da lui riferiti , o ad opera di operatori senza esperienza, puo’ determinare problemi di una moderata gravita’. Va sottolineato che a quella di Manus (1965) non sono seguite altre segnalazioni analoghe.

Anche un recentissimo studio retrospettivo su larga scala negli animali d’affezione (293 cani e l00 gatti) non ha consentito di correlare l’insorgenza di lesioni del’osso ioide, reperite nel 3,1% di cani esaminati mediante tomografia computerizzata (TC), con l’impiego del collare a scorrimento, sebbene la tesi iniziale degli Autori fosse che le razze canine di grande taglia potessero presentare una frequenza piu elevata di problemi all’apparato ioideo rispetto alle razze di piccola taglia ed ai gatti proprio perche’ nelle prime si ricorre piu’ frequentemente all’uso del collare (Ruth et al, 2017). Significativamente gli Autori dello studio concludono sulla necessita’ di dover allestire, in futuro, uno studio prospettico per riuscire ad indagare, in maniera specifica, sull’influenza dei metodi di addestramento, del tipo di collare e delle modalita’ di conduzione al guinzaglio nell’insorgenza di fratture ioidee nel cane.

Dieci anni dopo quella di Manus, un’altra segnalazione e’ stata fatta in Nuova Zelanda, dove furono riscontrate, in tre cani di razza Pastore Tedesco, alterazioni cutanee di natura distrofica (“calcinosis circumscripta”) nella regione del collo le quali, secondo gli Autori, potevano essere correlate con l’uso di collare a scorrimento (Gardner et al 1975).  Anche in questo caso, non ci sono state successive segnalazioni in letteratura, nonostante la razza implicata (Pastore tedesco) sia notoriamente quella maggiormente prona a sviluppare questo tipo di lesioni e l’uso del guinzaglio non sia stato certamente abbandonato da allora nel cane. Significativamente, il lavoro di Gardner et al. (1975) risulta citato solo una volta da altri Autori, a testimonianza della scarsa rilevanza della patologia associata all’uso del collare tanto che, per giunta, una ventina d’anni dopo la sua pubblicazione altri ricercatori hanno dimostrato che l’uso del collare a scorrimento non e associabile ad un ‘azione traumatica in grado di determinare patologie neurologiche, come la sindrome di Wobbler, nel cane (Burbridge et al, 1994) .

Altra patologia di cui si e’ trovata una singola menzione in rapporto alla possibile azione traumatica del collare nel cane e’ il sialocele, un’affezione che interessa le ghiandole salivari (Weber et al, 1986). Va notato che questo riferimento bibliografico non riporta un caso clinico osservato direttamente dagli Autori, ma cita altri studiosi che, a loro volta, includono nell’eziologia del sialocele, fra le varie e piu’ certe cause, anche l’azione traumatica del collare a scorrimento e del collare semplice, senza però supportare quest’affermazione con una specifica casistica clinica documentata che, per inciso, non e’ stato possibile reperire.

Analoghe considerazioni possono essere ripetute anche per la paralisi laringea, una patologia segnalata nel cane, oltre che in altre specie animali, in corso di diverse neuropatie periferiche sistemiche, acquisite o congenite, ed anche in occasione di lesioni traumatiche localizzate, iatrogene o accidentali , a carico del nervo laringeo ricorrente. Nonostante tra queste ultime sia, talora, incluso anche un utilizzo improprio ed aggressivo del collare a scorrimento (Dixon e Pratsche, 2004) , neppure per la paralisi laringea e’ stato possibile reperire una casistica clinica che documentasse in maniera specifica tale nesso eziopatogenetico nel cane.

Accanto a queste occasionali problematiche di natura traumatica e di carattere acuto, e’ stato dimostrato un aumento della pressione intraoculare nei cani di alcune razze (American Staffordshire terrier, Cocker spaniel e Chinook) quando e’ esercitata trazione di una certa entita sul collare (Pauli et al, 2006). E’ tuttavia interessante notare che lo studio ha evidenziato un comportamento disomogeneo tra razze diverse. Infatti in alcune (Malamute e Siberian Husky), a differenza delle altre tre incluse nella ricerca, non e’ stato riscontrato alcun significativo incremento della pressione intraoculare la quale, nel Siberian Husky, tendeva addirittura a diminuire durante la trazione col collare e ad aumentare durante la trazione con la pettorina. Gli Autori, pertanto, sulla scorta di questa evidenza , sconsigliano l’uso del collare in genere (non solo di quello a scorrimento) durante il lavoro nei soggetti con glaucoma nei quali sarebbe indicato usare una pettorina. Tale indicazione trova dunque giustificazione in situazioni patologiche ma non nei soggetti sani, dovendosi pertanto considerare una misura preventiva particolare che non sarebbe ragionevole estendere a tutti i cani sani ed a tutte le razze.

A completamento della rassegna delle fonti pertinenti l’argomento del presente parere, si riportano tre casi di strangolamento, due di questi riferiti in lettere all’editore e non in articoli scientifici.

  • Il primo occorso a un cane di piccola taglia, di razza Corgi, attaccato da due Labrador che lo tirarono per il guinzaglio causandogli la morte poiche’ l’animale, come fu’ dimostrato in sede autoptica, era affetto da una lesione congenita della trachea (Fry e Done, 1974). Si tratto’ dunque, come ben espresso anche dal titolo della lettera (“Choke chain fatality”), di una vera e propria fatalità
  • Il secondo caso, riportato sempre in una lettera pubblicata in una rivista di settore veterinario, e’ stato descritto un Boxer che, in corso di addestramento militare in Libia, non rispose ai ripetuti comandi di lasciare la presa del braccio del suo addestratore (Lane, 1974).
  • Infine, un terzo episodio e ‘quello di un caso di ischemia cerebrale descritto in un cane Pastore Tedesco a seguito dallo strangolamento causato dal sollevamento da terra dell’animale appeso per il collare (Grohmann et al. 2013) . E’ di tutta evidenza che, nel caso riferito, la conseguenza del danno all’animale sia da ricondursi alla condotta (criminale) del proprietario e non all’uso in se del collare a scorrimento giacche’ e’ innegabile che il sospendere un cane per il collo con qualsiasi tipo di mezzo determini inevitabilmente una compressione delle vie aerifere e dei vasi ematici alla quale l’animale non ha alcuna possibilita’ di sottrarsi autonomamente e che ingenera un ischemia che si prolunga fin tanto che non viene riportato volontariamente in stazione quadrupedale.

Come emerge anche dalla lettura di alcune lettere pubblicate su riviste di settore fin dagli anni ’90 sull’impiego del collare a scorrimento (“chek chain”), e proprio la censura di tale pratica di addestramento (definita in inglese, “helicoptering” o “hanging”), al centro del dibattito e che diventa, significativamente, punto di convergenza di posizioni ideologicamente diverse (Myles, 1991 ; Walker, 1994 ; Davidson, 199413 .
Questo dibattito si e’ negli ultimi anni, allargato all’utilizzo del collare in genere, anche quello fisso, non a scorrimento (Landsberg et al, 2013), ritenuto da taluni un mezzo di contenimento inappropriato e dannoso per il cane.

A tal riguardo, tuttavia, studi comparativi hanno oggettivato che l’uso del collare non puo’ essere considerato causa di stress nel cane e che non sussiste nessuna differenza nelle risposte di tipo fisiologico indice di stress (pressione ematica, frequenza cardiaca e respiratoria, diametro pupillare, livelli plasmatici di ACfH e di cortisolo) tra l’uso del collare e l’uso di capezze (“head collar”) (Ogburn et al, 1998).

Ad analoga conclusione hanno condotto i risultati di un altro, recente studio, eseguito nel Regno Unito, nel quale sono stati presi in esame gli indicatori di stress di tipo comportamentale, comparando le risposte di 30 cani condotti a passeggio alternativamente col collare e con la pettorina (Grainger et al, 2016). L’osservazione finale di questi Autori e’ stata che ne il collare ne la pettorina causano stress nel cane e che i due mezzi di contenzione sono ben tollerati da questa specie.

In definitiva, emergono dall ‘esame dei contributi disponibili nei circuiti editoriali accreditati nella comunita scientifica internazionale alcune segnalazioni di lesioni occorse in cani nei quali e’ evidente che sia stato fatto un uso improprio del collare a scorrimento.
Per contro, nel web e’ riscontrabile una relativa abbondanza di notizie di tipo aneddotico sui danni causati dall’impiego del collare a scorrimento (spesso in queste sedi denominate anche collare “a strozzo”). Si tratta, in questo caso, di fonti prive di accreditamento scientifico e rilevanza editoriale, prevalentemente blog personali o di associazioni di varia ispirazione, che riportano opinioni di allevatori, addestratori ed altri operatori di vario genere, attivi in campo cinofilo (chiropratici, osteopati, massoterapisti, psicologi etc), riguardanti le modalita di addestramento ed anche, nello specifico, l’impiego del collare nel cane.

Tra questi, particolarmente richiamato dai vari blogger e uno scritto, diffuso in Svezia a meta’ degli anni ’90 ad opera di uno psicologo, sui problemi alla schiena ed i disturbi comportamentali nel cane (Hallgren, 1994). Proprio per il credito che tale scritto, non validate, sembra avere per alcuni, non si puo’ in questa sede tralasciare di evidenziarne i grandi limiti sotto il profilo sia metodologico (studio non randomizzato, privo di gruppo di controllo, senza descrizione dei metodi di analisi statistica , mancanza della descrizione dei materiali e metodi e dei risultati analitici, etc etc) sia medico veterinario (la diagnosi di ..dorsopatia” e stata affidata a chiropratici ed osteopati e psicologi, non e’ stata eseguita alcuna indagine collaterale, radiografica o ecografica, per oggettivare le presunte dorsopatie, i supposti problemi comportamentali sono stati rilevati tramite un questionario somministrato ai proprietari e non con una visita dell’animale, etc etc).
Esemplificativo di tali limiti ed errori metodologici e d’aver attribuito ad alcune razze canine inclusenella “indagine” (come ad es. il Cavalier King Charles Spaniel) un’elevata incidenza di dorsopatia ignorando che, in realtà l’eventuale sintomatologia osservata era piuttosto da mettere in relazione ad alterazioni del sistema nervoso centrale (idrosiringomielia), frequentissime in questa razza (con una prevalenza fino al 70%, come riportato recentemente da Parker et al., 2011) e non correlabile a patologie ortopediche, come erroneamente presunto. In sostanza, lo scritto di Hallgren e completamente privo delle caratteristiche di base per essere accreditate quale “studio”, come, impropriamente, taluni lo riportano nei loro blog. Ciononostante, giova ricordare che e’ lo stesso Hallgren ad affermare che i risultati della sua “indagine” non hanno consentito di evidenziare una correlazione tra l’ uso del collare a strangolo e le patologie della colonna (“There was no correlation between choke chain collars and back problems”).

CONSIDERAZIONI FINALI

A valle di questa disamina, e’ utile fare un sintetico richiamo ad un concetto fondamentale di tipo epidemiologico relativo agli studi di causalita’ nei quali l’evidenza di un’associazione tra un fattore causate (variabile indipendente) ed un evento avverso (variabile dipendente) e’ il primo passo da percorrere per seguire un metodo scientifico. L’associazione e infatti il grado di dipendenza statistica tra due o piu eventi o variabili e due eventi si dicono associati quando sono correlati in maniera significativamente superiore a quanto di verifichi per puro caso.
E di tutta evidenza che dall’esame delle ricerche reperite sull’argomento oggetto del presente parere, non e possibile affermare che l’uso del collare a scorrimento e le patologie segnalate siano associati , in quanto queste ultime sembrano sempre legate al caso, dal momento che non viene dimostrata (e neppure affrontata) l’associazione statistica tra l’uso del collare a scorrimento (variabile indipendente) e l’evento avverso (variabile dipendente); i suddetti studi sono infatti privi di un gruppo di controllo che consenta di analizzare statisticamente i risultati e di conseguenza analizzarli oggettivamente. Non essendo rispettato nemmeno il primo passo per la dimostrazione di causalita’, va da se’ che non e’ possibile affermare che il collare a scorrimento sia causa di patologie varie. E’ peraltro chiaro che in quasi tutti i casi riportati si tratta di associazioni non causali perche la reale causa del danno arrecato agli animati e’ da identificarsi in eventi e condizioni distinte dal fattore collare (manovre violente dell’operatore, patologie pregresse, etc).

CONCLUSIONI

La ricerca nell’ambito della letteratura scientifica pubblicata a livello internazionale, dal dopoguerra ad oggi, mediante l’ausilio di diverse banche dati bibliografiche, ha consentito di reperire segnalazioni di alcuni casi clinici nei quali gti animali coinvotti indossavano un collare a scorrimento. In nessuno di questi studi e di “case report” l’associazione causate tra il collare a scorrimento e l’evento avverso (danno) all’animate e’ confortata dal metodo statistico e pertanto non v’e evidenza scientifica del nesso di causalita tra azione del collare e danno all’animale. Va aggiunto che anche per numerosita’, frequenza e rilevanza bibliometrica, queste fonti non possono essere assunte a prova della pericolosita’, di per se, del collare a scorrimento nel cane.

Non ci si puo esimere dal puntualizzare che l’uso improprio, per intensita o modalita, del collare a scorrimento, come peraltro di qualsiasi altro mezzo di contenzione, e da considerarsi il primo e principale elemento di pericolo peril cane il cui benessere e Ia cui salute rimangono sempre
affidati prevalentemente all ‘azione dell ‘uomo e non a quella delle strutture e delle attrezzature utilizzate.

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